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Cosa succede quando il Nido rimane Vuoto?

La sterilità e l’infertilità (cioè il non poter concepire un bambino nel primo caso e il non riuscire a portare avanti la gravidanza nel secondo caso) costituiscono un problema in aumento nelle società occidentali e, secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), colpiscono circa il 15/20% delle coppie anche in Italia, un fenomeno chiaramente rilevante dal punto di vista psicologico e sociale per il pesante vissuto emotivo che genera nel sistema familiare che non riesce a riprodursi.

Una diagnosi di infertilità, sterilità o ipofertilità (che sia femminile, maschile, di entrambi o inspiegabile) induce una forte sofferenza nella coppia. Si produce un “vuoto”, una crisi che coinvolge sia l’individuo che la coppia: dalla “mancanza” nasce una ferita psicologica, la cui guarigione è spesso lenta e faticosa a causa delle reazioni emotive negative e dolorose che porta con sé il mancato evento massimo di generatività umana.

Queste risposte emotive avverse sfociano spesso in una depressione da “deprivazione materna” caratterizzata da:

  • Calo di autostima;
  • Senso di colpa;
  • Fallimento;
  • Ansia;
  • Pensieri ossessivi;
  • Stress;
  • Rabbia.

Questa depressione è la conseguenza del “vuoto” causato dalla condizione di una “mancanza viscerale”, complicata da accettare e da spiegare.

C’è la perdita di una speranza, di una fantasia, del bambino che è stato immaginato e desiderato e che mai ci sarà, che può sfociare in una “depressione disperata” di fronte al “non arrivo” di qualcuno che “non esiste fisicamente” ma che, tuttavia, si sta aspettando ed esiste interiormente, racchiudendo in sé un grande valore simbolico: la proiezione del frutto dell’unione dell’amore provato a livello di coppia.

Non vederne il risultato può portare addirittura alla “non prova concreta” di quell’amore che si vive e si consuma col partner fino, nelle condizioni più estreme, ad arrivare a considerare l’amore con l’altro come un “non amore”, un amore non puro al 100% tale per cui sano da generare un figlio.

La mancanza della maternità infatti può delegittimare l’autenticità del rapporto intimo costruito con l’altro. Inoltre il senso di perdita investe anche l’identità genitoriale idealizzata. Chi deve affrontare la consapevolezza che non proverà mai ciò che accompagna la genitorialità biologica può sentire di non avere superato un fondamentale passaggio, personale e sociale, all’età adulta con l’effetto collaterale di sentirsi ingabbiati in uno stallo temporale affettivo infinito: è un’emozione difficile, scomoda e sconcertante. Ed è proprio per tutto ciò che gli aspiranti mamma e papà vanno aiutati a non arrendersi alla depressione e vanno sostenuti nel contenere quel senso di vuoto che li attanaglia e che non deve rischiare di estendersi a tutte le dimensioni del loro vivere.

La coppia infatti rimane stordita quando il loro spazio prodotto nell’intimità rimane “libero” perché il bambino non arriva. Per la donna non poter avere un figlio può significare sentirsi deficitaria rispetto al mondo femminile fertile. Il senso di esclusione che percepisce e la frustrazione sperimentata ogni volta che qualcuna vicino a lei rimane incinta può condurre ad un sempre maggiore destabilizzazione psicologica che può condire la depressione interiore con un forte senso di vergogna di sé stesse e verso la sensazione di invidia che si scopre di provare per le altre donne. Anche normali eventi di vita come gli incontri in famiglia possono diventare momenti difficili e venire percepiti come situazioni pesanti poiché sottolineano esattamente quella che è la ragione del senso di vuoto e tristezza.

Concretamente quanto più è centrale il progetto procreativo per gli individui e la coppia, tanto più forte sarà il contraccolpo emotivo da essi sperimentato, che comporta la revisione dei progetti individuali e della coppia stessa, la ridefinizione degli obiettivi di vita, la messa in discussione dei tempi di realizzazione di una serie di programmi. Ed è qui che ci si può trovare a sperimentare quel senso di “congelamento” del tempo accompagnato da depressione e mancanza di interesse verso il proseguo del cammino in cui tutto sembra statico fisicamente e depressivo affettivamente. Necessariamente va sottolineato, in modo rilevante, quindi, come i problemi che hanno a che fare con l’assenza di maternità non riguardano solo il corpo: il mancato concepimento è una “lesione psicologica”.

Essere un genitore è per molti parte fondante della visione di un sé adulto e perdere ciò può essere estremamente doloroso. La perdita è in conseguenza anche quella di uno status, soprattutto all’interno di società che conferiscono un grande valore alla genitorialità e che rinforzano comportamenti che sono collegati alla procreazione o alla crescita dei figli.

I cambiamenti che, anche a seguito di ciò, possono svilupparsi nelle relazioni sociali vanno ad aumentare il senso di depressione, solitudine e isolamento. Accanto a tutto questo, anche il rapporto con il proprio corpo può subire contraccolpi: prima considerato funzionante, il corpo diventa all’improvviso percepito come “difettoso”. Indipendentemente dalle cause dell’infertilità, uomini e donne spesso sentono che i loro corpi sono danneggiati e che qualcosa dentro di loro non funziona come dovrebbe. Questo “difetto fisico”, seppur “invisibile”, può essere sentito dalla persona come visibile agli occhi degli altri e quindi aumentare il senso di vergogna e inadeguatezza.

A questo corrisponde il fatto che spesso gli effetti cumulativi dell’intero processo di diagnosi e cura possono portare ad un reale transitorio indebolimento fisico. A fronte della complessità di tale problema e del suo impatto psicologico, chiedere aiuto a un esperto diventa innanzitutto una possibilità di uscire dall’isolamento, comprendere e normalizzare i propri vissuti e interrompere il circolo vizioso del senso di colpa e fallimento.

Il supporto psicologico è uno strumento prezioso per ridurre lo stress, gestire al meglio e comprendere i propri vissuti e le proprie sofferenze. La differenza la farà la capacità di chiedere aiuto ed usufruire di risorse per elaborare il vissuto depressivo che “monta dentro”. L’obiettivo dovrà essere quello di reagire rinforzando il legame affettivo con l’altro, sostenendosi nell’attraversamento di un periodo di incertezza difficile per entrambi. Ciò può mettere la coppia in grado di riprendere in mano il proprio destino, accettando consapevolmente la situazione di difficoltà procreativa che la caratterizza, operando una ristrutturazione della propria immagine e provando ad esplorare altre modalità di espressione della propria funzionalità.

Gestire l’ondata emotiva causata dall’impossibilità di avere un bambino, riemergendo grazie all’attivazione della componente resiliente interiore e ristrutturando alcuni aspetti della propria vita e della concezione di sé. Fondamentale sarà un percorso di aiuto psicologico che avrà lo scopo di accompagnare la coppia nel ritrovare la forza necessaria ad affrontare i momenti presenti orientandosi al futuro, perché un futuro esiste ancora, se si è abbastanza pronti per poterlo vedere.

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