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Il numero dei nuovi nati è più alto al Nord, dov’è stato più forte il recupero di natalità delle donne italiane e più alta l’incidenza delle nascite da madre straniera.

In Italia l’Istat registra da anni dati allarmanti relativi all’andamento demografico del nostro Paese. La maternità è presa in considerazione dalle donne sempre più tardi, con un’età media alla nascita del primo, e spesso unico figlio, di 32,1 anni. La posticipazione della prima gravidanza ha portato ad un abbassamento del tasso di fecondità totale (Tft), ovvero il numero di figli per donna, che nel 2019 è stato di 1,29, ben sotto la soglia di rinnovamento delle generazioni che è pari a 2,1. I nati da stranieri o da coppie miste, che per anni hanno giocato un ruolo centrale nel mantenere elevato il saldo naturale, sono in netta diminuzione.

I nuovi bambini sono sempre meno, i morti sempre di più, per una popolazione che complessivamente sta invecchiando (l’età media dal 2006 al 2020 è passata da 42,7 a 45,9).

Se questa è la situazione generale della nostra Penisola, nelle varie Regioni l’andamento demografico è il medesimo? Questi dati si distribuiscono in maniera omogenea sul nostro territorio nazionale? La risposta a entrambi i quesiti è no.

La crescita naturale del nostro Paese è negativa dal 2007 ma è rimasta positiva al Sud fino al 2010. Dopo questa data, tuttavia, si è vista una rapida diminuzione in tutto il territorio italiano: al Nord si è passati da un -0,4 nel 2006 a un -3,9 nel 2019, dato ulteriormente aggravato dal Covid nel 2020 che ha portato il valore ad un drammatico -7; al Centro nel 2006 si è registrato un -0,7 che è sceso fino a -4,3 nel 2019 ed è aumentato nel 2020 a -5,6; nel Sud invece si è passati da un 1,2 del 2006, a -2,5 nel 2019 e a -3,9 nel 2020.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, il tasso di fecondità totale è sempre stato più alto al Nord[1] dove si fanno più figli. Tale valore diminuisce man a mano che ci si avvicinava al Sud con dei valori medi al Centro. Si è tuttavia assistito dal 2017 ad una lieve riduzione del divario territoriale con il Sud che ha registrato un valore leggermente superiore a quello del Centro.

Il numero dei nuovi nati è più alto al Nord, dov’è stato più forte il recupero di natalità delle donne italiane e più alta l’incidenza delle nascite da madre straniera. Infatti, nelle aree del Paese con una tradizione migratoria più forte e con una presenza straniera più stabile e radicata, c’è stato un maggiore aumento dei nati da almeno un genitore straniero: nel 2006 al Nord in media il 21% circa dei nati, quasi il 17% al Centro, mentre nel Mezzogiorno si superava appena il 4%[2].

Ad incidere sui dati della natalità sono quindi l’integrazione della popolazione straniera da un lato, e dall’altro la mancanza di servizi adeguati all’infanzia e la conseguente sensazione di incompatibilità tra vita lavorativa e vita familiare. Tenendo conto dei nidi convenzionati, di quelli privati e delle sezioni primavera, il livello di copertura arriva al 25%, con grandi differenze tra Regioni e tra Centro-Nord e Mezzogiorno.  

Queste considerazioni aiutano a comprendere meglio anche i dati relativi al tasso di fecondità regionale della nostra penisola: al Nord è più alto rispetto al Centro e al Mezzogiorno sia per una presenza maggiore di stranieri nelle regioni settentrionali, sia perché il contesto economico è più favorevole con tassi di occupazione femminile più elevati e un’offerta di servizi comparativamente più generosa.

Redazione Impresa per la Vita

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[1] L’Istat riporta i valori del Tft del Nord-est e del Nord-ovest, si è scelto di fare una media di questi due valori per dare un’idea generale dell’andamento del Nord Italia rendendo la lettura del grafico più intuitiva.

[2] Istat, Popolazione statistiche in breve, Natalità e fecondità della popolazione residente: caratteristiche e tendenze recenti. Anno 2006. Pubblicati 1 luglio 2008 https://www.istat.it/it/files//2011/10/testointegrale200807011.pdf.  

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